10. Il Viaggio verso la Meta – Parte I

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Gatheka Sociale
di Hazrat Inayat Khan

Nell’evoluzione umana ci sono due stadi diversi. Questi due differenti stadi potremmo benissimo chiamarli lo stadio minore e lo stadio maggiore. Nella simbologia Puranica Indù questi due caratteri sono chiamati fratello minore e fratello maggiore. Così come c’è lo stadio dell’infanzia, quando il bambino sa soltanto ciò che vuole ed è felice soltanto quando lo ottiene, non importa quale possa essere la conseguenza, lo stadio della condizione minore dell’anima si verifica quando l’uomo in realtà desidera soltanto ciò che può vedere, sentire, percepire, toccare, e oltre a questo nulla lo interessa,desidera soltanto questo, non vuole nient’altro.

La condizione dello stadio maggiore è quando l’uomo ha più o meno sperimentato la vita, ha conosciuto piacere e dolore, entusiasmo e delusione, e conosce la mutevolezza della vita, soltanto allora ha raggiunto lo stadio della maggiore età. Minore o maggiore non dipendono da una certa età, né da una particolare educazione. No, essi dipendono dalla vita interiore. Quando si è entrati nella vita fin dove era possibile andare e quando si è superato il limite dello stadio minore, allora si arriva a quello maggiore. In Oriente c’è un’usanza che è diventata una specie di convenzione religiosa: si tratta di non svegliare una persona che dorme, ma lasciare che dorma bene; se non lo si fa, viene considerato un crimine. In altre parole, si deve trattare il mondo secondo natura e non andare contro natura. Non si deve forzare l’uomo che è nello stato minore in quello maggiore; deve dormire bene prima di potersi svegliare.

Ora parliamo del progresso in particolar modo nel cammino spirituale. Ci sono due caratteri diversi nel cammino spirituale. Il primo è l’uomo che dice: “ Sì, mi piace percorrere questa strada ma dove arriverò?”. Vuole sapere tutto al riguardo prima di viaggiare su questo sentiero; se i suoi amici andranno con lui, e se non vanno, nemmeno lui è pronto ad andarci perché non è sicuro della strada, non vuole andare da solo e vuole sapere quando e dove arriverà, e se è sicuro viaggiare su quel particolare percorso. Quando percorre il cammino si guarda indietro e cerca di guardare avanti, chiedendosi “ Raggiungerò la meta? La strada è veramente quella giusta?. Ha migliaia di dubbi, ha paura, si guarda indietro, davanti, intorno; se solo altre persone potessero dirgli quanta strada ha già percorso; è irrequieto, vuole sapere quanto è lontano ancora dalla meta. Quindi è ancora un bambino, sebbene abbia il desiderio di viaggiare. Per lui ci sono dei giocattoli, suggerimenti mistici per la ricerca mentale lo tengono occupato poiché può esaminare la mappa del viaggio per vedere dove va.

Veniamo ora alle condizioni dello stato maggiore. Sulla sua natura la Bibbia dice: “ Se l’anima non è rinata, non può entrare nel Regno di Dio”. In primo luogo, se dovessi dire che cos’è il viaggio e il suo obiettivo, direi questo, cioè che l’intera creazione è stata intesa per questo viaggio, e se non fosse per questo scopo non ci sarebbe assolutamente stata nessuna creazione. E prima di intraprendere questo viaggio,ci si esercita in qualche modo, per gioco,su come lo si farà ,ma in realtà non si è ancora partiti.

Per esempio, se una persona desidera essere ricca, e dedica tutto il suo tempo, la sua energia, la sua vita e i suoi pensieri a questo obiettivo viaggia, per così dire, verso quella meta. Se desidera potere, lavora per questo e lo ottiene. Se vuole una posizione sociale, usa tutta la sua forza per raggiungere questo obiettivo, naturalmente in forma di gioco. La prova di questo è che ogni attività che persegue, per ottenere la cosa desiderata, lo porta a desiderare qualcos’altro. Se è ricco, vuole essere famoso; se è famoso, vuole qualcos’altro; se ha una cosa si impegna per averne un’altra e non è mai soddisfatto.

Questo dimostra che l’uomo, esteriormente impegnato nel conseguimento di cose terrene, nella sua anima non è soddisfatto, ma nell’anima desidera ardentemente e costantemente qualcosa di più, e questo lo rende inquieto. Un’ottima spiegazione è quella che Rumi, un grande Maestro Sufi Persiano, ci offre nel suo libro, Masnavi, in cui dice: “ Che cos’è nel flauto di canna che si appella alla tua anima, che ti attraversa e trapassa il tuo cuore?”. La risposta è: “ E’ il lamento del flauto, e la ragione di questo lamento e che un tempo apparteneva a una pianta, da cui è stato tagliato. Nel cuore sono stati fatti dei buchi. Esso desidera ardentemente riunirsi alla sua fonte, alla sua origine. Nello stesso modo l’anima sente un desiderio ardente nei confronti della sua origine. In un altro punto del suo libro Rumi dice: “ Lo stesso accade ad ogni persona che ha lasciato il suo paese originario per molto tempo. Va in giro per il mondo e apprezza molto tutto ciò che vede, ma verrà un momento in cui sentirà nel suo cuore un intenso struggimento per il luogo in cui è nato.”